Con l’articolo di oggi vogliamo parlarvi dell’imprinting, concetto fondamenteale per chi lavoro con la fauna selvatica.

E’ vero, sembra l’ennesimo parolone inglese creato per gettare ancora più scompiglio, ma in realtà l’origine del nome risale al 1937 e deriva dal termine “imprint”, ovvero stampare, imprimere e fu coniato dal  biologo premio Nobel Konrad Lorenz. Lorenz definisce l’imprinting come la fissazione di un istinto innato su un determinato oggetto. Oggi sappiamo che tale fenomeno si manifesta sia negli uccelli che nei mammiferi ed in modo minore anche nell’uomo.

Trovare, soccorrere ed accudire cuccioli o pulli di animali selvatici porta inevitabilmente ad affezionarsi a questi piccoli amici, ma un contatto troppo diretto e prolungato potrebbe essere ciò che di più sbagliato potreste fare per il loro bene.
Infatti, se questi animali dovessero manifestare tale processo nei confronti dell’uomo, non sarebbero più in grado di vivere in natura e soprattutto, non avrebbero paura di quest’ultimo, condizione necessaria che nella maggior parte dei casi potrebbe salvare loro la vita.

Qui al CRAS Rifugio Matildico ci occupiamo tutti i giorni di decine e decine di specie di animali diverse e la nostra priorità è proprio quella di avere meno contatti possibili con gli animali e , quando inevitabile, cerchiamo di camuffare gli odori usando guanti e misure di prevenzione.

Quindi il nostro consiglio nel caso troviate un animale in difficoltà è sempre quello di chiamarci subito e avere meno contatti possibili, di essere distaccati ed evitare di toccarlo o accarezzarlo.

Si, è vero, sembra una contraddizione, ma se ci pensate alla fine tutto torna. Dopotutto si sa no? Quando si vuole davvero bene a qualcosa, a volte, bisogna avere la forza di lasciarlo andare.